Oggi in occasione dello #Yekatit12 vi presentiamo il progetto #FuturaMemoria un percorso di memoria condivisa che attraversa tappe simboliche per la nostra città, come l’occupazione nazista del carcere di San Vittore o la Bomba di Piazza Fontana, ma anche personaggi chiave per una lettura decoloniale della resistenza: una cassetta degli attrezzi importante per uno sguardo sul mondo che ci aiuti a orientarci in un’epoca di incredibili disuguaglianze, enormi movimenti migratori, e venti di guerra che soffiano burrascosi ai confini dell’Europa.  Perchè per salvare il mondo dobbiamo smetterla di invaderlo, di fare la guerra al pianeta e ai suoi abitanti per impadronirsi di ricchezze che invece dovrebbero essere bene comune attraverso il quale garantire benessere e salute al mondo intero.
 
 
 
Per un mondo senza guerre, conoscere la storia e gli orrori del passato è il miglior strumento affinchè non accada mai più. Perchè una guerra non è mai buona, non è mai giusta.
 

#Yekatit12: Una giornata per ricordare gli orrori e le vittime del colonialismo italiano.

Dal progetto #FuturaMemoria, un approfondimento per non dimenticare il massacro di Addis Abeba.

 
Oggi è lo #Yekatit12 ovvero il 12 di Febbraio (secondo il calendario etiopico che equivale al 19 Febbraio nel calendario gregoriano), la data in cui avvenne la strage di Addis Abeba: nel 1937 tra il 19 al 21 Febbraio la città fu teatro di diversi episodi di brutale violenza e di rappresaglia contro i civili etiopi, compiuti da civili italiani, militari e squadre fasciste.
Il 19 Febbraio 1937 due giovani uomini della resistenza etiope, Abraham Deboch e Mogus Asghedom, durante una celebrazione, tentano di uccidere la massima autorità in città: il viceré Rodolfo Graziani: Graziani, e prima di lui Badoglio, si era distinto per aver ordinato esecuzioni sommarie, volte a piegare la popolazione civile, data la difficoltà incontrata dall’esercito italiano nella guerra contro l’esercito etiope.

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La guerra doveva finire a tutti i costi, così Badoglio decise di usare gas letali, infrangendo le leggi militari dell’epoca, e Graziani poi si accanì sulla popolazione.
A partire dal 19 febbraio, subito dopo l’attentato, gli Italiani prendono i manganelli, picchiano e uccidono tutti coloro che trovano per strada. Nel pomeriggio, poi, la repressione diventa scientifica: gli Italiani si muovono in gruppi, inseguono i civili, bruciano le case, aspettano che le persone scappino e finiscono chi fugge con le bombe a mano.
Per ordine di Mussolini “tutti i civili e religiosi sospetti devono essere passati per le armi, e senza indugi.”
Dal 19 al 21 febbraio 1937 i morti in Etiopia per mano italiana, secondo gli storici, furono circa 19.000.
Nel 1955 in memoria di tutte le vittime delle repressioni fasciste avvenute durante l’epoca coloniale, venne eretto un monumento che porta il nome della data stessa, alla quale è anche intitolata la piazza Yekatit 12.
Il monumento fu realizzato da scultori etiopi e jugoslavi, in occasione della visita ufficiale in Etiopia del maresciallo Tito.

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