Abbiamo deciso di presentare Il Piccolo Regno durante Cuccagna Favolosa! Festa del libro per bambini a Milano il 29 maggio, per diversi motivi.

Il nostro progetto Oasi del Piccolo Lettore si occupa di promozione della lettura, ci rivolgiamo quindi a neonati (perchè la lettura è un’abitudine, è un’emozione, è un’esperienza e da 0 a 3 anni ascoltare una storia tra le braccia di un genitore o dei nonni è già tutte queste cose), bambini e ragazzi soprattutto. Speriamo che tra 20 anni quel 60% di italiani che non hanno letto nemmeno un libro in un anno, si sia ridimensionato.

Il Piccolo Regno è, secondo noi, un libro per bambini e ragazzi. E’ anche un libro che gli adulti possono leggere con grande piacere, come vale anche per tantissimi altri bei libri, da Capitani coraggiosi di Kipling, a Signori bambini di Pennac, a Viaggi di Gulliver di Swift … e l’elenco potrebbe continuare.
Ma Il Piccolo Regno è un libro adattissimo a bambini e ragazzi. Perchè? La risposta, secondo noi, sta negli spazi del piccolo regno. Una geografia strana, oltre che incompleta e ancora da scoprire. Una geografia che ha due speciali punti cardinali: l’Alto e il Basso. La soffitta e la tomba. L’altezza della porta della casa sull’albero che segna il discrimine tra chi è dentro (l’infanzia) e chi fuori.

Leggere Il Piccolo Regno ci ha fatto tanto pensare a un saggio Il diritto del bambino al rispetto, di Janusz Korczak (pubblicato in Italia da un “micro” editore, Luni. Non hanno distribuzione ma lo potete trovare a Milano una volta al mese in Piazza Duomo durante la manifestazione Libri Nuovi in piazza o nelle fiere di editoria indipendente).
In particolare leggendo il Piccolo Regno, abbiamo pensato a queste parole del dott. Korczak: “Abbiamo vissuto con l’idea che grande è migliore di piccolo. Sono grande! grida gioiosamente un bambino in piedi sul tavolo. Sono più grande di te! dichiara con orgoglio a un compagno della stessa età ma più basso di statura. Quanto è penoso non raggiungere un oggetto, soprattutto se per farlo, vi siete sollevati sulla punta dei piedi. Che fatica per delle piccole gambe tenere il passo di un adulto. E dalla mano troppo piccola il bicchiere scivola sempre. Quanti sforzi, quanti gesti maldestri per arrampicarsi su una sedia, salire su una scala, sedersi in macchina; impossibile aprire una porta, guardare da una finestra, sganciare o appendere un oggetto: è sempre troppo alto.”
Negli stessi anni in cui è ambientato Il Piccolo Regno, nel ghetto di Varsavia, in Polonia, i bambini senza genitori e senza nulla avevano trovato una casa nell’orfanotrofio del dott. Janusz Korczak. Non era un orfanotrofio come gli altri: dentro vi era stata fondata la Repubblica dei Bambini, con i loro Codici, Leggi, Tribunale. Tutti erano giudicati da tutti, gli educatori come i bambini. Ognuno aveva lo stesso peso, non c’erano gerarchie e tutti erano sullo stesso piano. Ogni bambino, come ogni educatore, aveva diritto al Rispetto. Così nel ghetto di Varsavia, circa duecento bambini chiusi e sotto assedio, cantavano ”siamo tutti fratelli, nostra patria è il mondo intero” e avevano piantato l’albero della Speranza. Quando i nazisti li prelevarono dal ghetto per portarli nel lager di Treblinka, al dott. Korczak fu offerto un lasciapassare che rifiutò, per accompagnare i suoi 192 bambini nelle camere a gas.

Ne Il diritto del bambino al rispetto, così descrive la percezione comune che genitori ed educatori hanno del bambino: “Non è che un bambino, un ragazzino, che sarà uomo solo domani. Per esistere davvero deve aspettare ancora.” Riconoscendo ad ogni bambino e bambina il diritto al Rispetto, si eviterà di trattarli come persone solo in potenza, come deboli, stupidi, futili, piccoli, dipendenti da un adulto a tutti i costi, sottoposti, non uguali a noi, non sullo stesso piano.

Le parole di Korczak, che siamo andati a ricercare dopo la lettura de Il Piccolo Regno e degli articoli pubblicati su Giap riguardo la difficoltà di “targetizzare” il romanzo, ci tolgono dall’imbarazzo di identificare una fascia d’età a cui presentare il libro. I piccoli lettori non sono lettori di serie B. La vera fatica non è la nostra, che ci abbassiamo sulle ginocchia per stare al loro livello, ma la loro quando si sollevano sulla punta dei piedi per raggiungerci.

Questa tensione verso l’Alto dovrebbe essere, e per tanti editori lo è, lo spirito con cui lavorare ai libri per ragazzi, invece di puntare al ribasso, alla semplificazione, alla riduzione, dimostrando già in partenza scarsa fiducia nelle possibilità di questi giovani lettori.

Lasciare ai bambini la loro autonomia, il diritto a perdersi nella geografia incerta del Piccolo Regno, non vuol dire rinunciare a prendersi cura di loro; per il dott. Korczak educare un bambino significa la fatica di piegarsi sulle ginocchia per vedere il mondo dal suo punto di vista. La fatica di salire un gradino, di salire su una sedia, la fatica di imparare tutto, di dover capire tutto, soprattutto regole e comportamenti autoritari e arbitrari degli adulti che a guardarli (a guardarci!) da fuori sono strani forte! -chiusi in ufficio invece di correre per i prati, sempre di fretta e in ritardo, incapaci di fermarsi a guardare un tramonto…

Un ultima veloce considerazione vogliamo spenderla riguardo le gerarchie, vista l’angoscia che lasciano dentro i gemelli Williamson anche giorni dopo la lettura di Il Piccolo Regno. Sempre Korczak:

“Lo spirito democratico di un bambino non conosce gerarchie: soffre ugualmente davanti alla fatica di un operaio, alla fame di un compagno, alla miseria di un cavallo da tiro, al supplizio di una gallina che viene sgozzata. Cane e uccello sono i suoi vicini; farfalla e fiore i suoi eguali. In una pietra o in una conchiglia scopre un fratello…”

Tra la Gente Alta e la Gente Bassa può esserci un dialogo tra pari, un confronto franco e onesto. Non vogliamo vedere tra i bambini e gli adulti un confine invalicabile o una porta che, una volta varcata, si chiude per sempre.

Vi aspettiamo in Cascina Cuccagna il 29 maggio alle h. 16.30 per continuare a discutere di questo gran bel libro con Wu Ming 4.

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=25006#more-25006